La posta in gioco più alta è la transizione da un mondo di confini nazionali a un mondo di flussi e attriti. Abbiamo bisogno di un mondo meno segnato da frontiere perché non possiamo permetterci le distruzioni che portano con sé i conflitti territoriali, perché rimediare allo squilibrio fra popolazione e risorse può liberare un incredibile potenziale umano ed economico, perché sono troppo pochi gli Stati che garantiscono sufficiente benessere ai propri cittadini, e perché miliardi di persone sono ancora lontani dai benefici della globalizzazione. I confini non sono l'antidoto al rischio e all'incertezza; le connessioni sì.
Khanna, Parag. Connectography: Mapping the Global Network Revolution. London: Weidenfeld & Nicolson, 2016.