Ridley, Pessimismo

Ridley, Pessimismo

Nel mezzo secolo che è trascorso tra il 1875 e il 1925, mentre il tenore di vita europeo balzava a livelli prima inimmaginabili, e mentre elettricità e automobili, macchine per scrivere e film, società di mutuo soccorso e università, bagni interni e vaccini esercitavano un forte effetto positivo sulla vita di molti, gli intellettuali erano ossessionati dall’imminente declino, dalla degenerazione e dal disastro. Proprio come aveva detto Macaulay, belavano di continuo che la società era giunta a un punto di svolta; avevamo ormai visto i nostri giorni migliori.

Il fiume di cupi pronostici che ha caratterizzato la seconda metà del ventesimo secolo è stato, come tutti gli altri aspetti di quel periodo, di un’ampiezza senza precedenti. Sono state predette catastrofi su catastrofi: guerra nucleare, inquinamento, sovrappopolazione, carestia, malattia, violenza, ecofagia, tecnologia vendicativa; il tutto sarebbe sfociato nei gravi disordini provocati dall’incapacità dei computer di affrontare l’anno 2000. Ve lo ricordate?

Oggi il rullo di tamburo comincia ad essere disturbante. La generazione che ha goduto di pace, libertà, tempo libero, istruzione, medicina, viaggi, film, telefoni cellulari e massaggi più di qualsiasi altra nella storia si sta avidamente nutrendo di cupezza ad ogni occasione.

Probabilmente non c’è mai stata una generazione, dal Paleolitico in poi, che non abbia deplorato l’irresponsabilità della successiva e venerato l’aureo ricordo del passato. Gli infiniti lamenti moderni su come gli SMS e le e-mail stiano riducendo la soglia di attenzione risale a Platone, che deplorava la scrittura in quanto distruttrice di memoria27

Sul pessimismo si è anche molto investito: nessuna associazione di beneficienza ha mai raccolto denaro per la propria causa affermando che la situazione stava migliorando; e nessun giornalista è mai finito in prima pagina dicendo al direttore di voler scrivere una storia sul fatto che ora il disastro sia meno probabile. Le buone notizie non fanno notizia, perciò il megafono dei media è a disposizione di qualsiasi politico, giornalista o attivista che possa mettere in guardia da una catastrofe imminente. Di conseguenza i gruppi di pressione e i loro clienti, sui media, si danno parecchio da fare a caccia di segnali tragici, anche nelle statistiche più confortanti.

Ridley, Matt. Un ottimista razionale : come evolve la prosperità. Torino: Codice Edizioni, 2014.