Dal dagherrotipo al tablet. Condivisione del patrimonio custodito nella banca-dati etnografica cantonale

Dal dagherrotipo al tablet. Condivisione del patrimonio custodito nella banca-dati etnografica cantonale

Nell’ultimo decennio le tecnologie dell’informazione hanno progressivamente influenzato e conquistato tutti gli ambiti della società civile. Anche il settore culturale, dopo un inizio titubante, ha adottato nuovi strumenti e nuovi canali di comunicazione per produrre e promuovere le proprie iniziative. Negli ultimi anni uno degli aspetti che sono stati maggiormente sviluppati riguarda la catalogazione di archivi e collezioni museografiche e la loro relativa pubblicazione in Internet.

Dall’inizio del 2013 anche il Centro di dialettologia e di etnografia (CDE) si è dotato di uno strumento che consente di accedere alla ricca banca-dati etnografica realizzata a partire dal 1984. Il portale http://e-cde.ti.ch, attivato in questi giorni, permette di consultare circa 97'000 schede riguardanti 26'000 oggetti e 71'000 immagini. Nell’ambito dell’Amministrazione cantonale si tratta della prima iniziativa di questo genere che concretizza nel migliore dei modi i principi di trasparenza e di ritorno al cittadino di quanto prodotto negli istituti pubblici.

 

Una lunga esperienza

Nel 1979 venne istituito l’Ufficio cantonale dei musei che si occupava tra le altre cose di realizzare un sistema di catalogazione informatizzato. Il 22 febbraio 1983 il Consiglio di Stato affidò alla ditta CEDA SA l’incarico di produrre un concetto generale per l’automazione del sistema di catalogazione, realizzato in seguito dal Centro cantonale di informatica (CCI). Sviluppato con il linguaggio MANTIS, la versione operativa del sistema venne consegnata nel 1984.

Nel 1990 entrava in vigore la nuova Legge sui musei etnografici. Le nuove disposizioni ponevano le basi per una politica museale costruita su una rete di musei riconosciuti e localizzati in modo decentrato sul territorio cantonale.

Per evitare che ogni museo adottasse soluzioni diverse o incompatibili tra loro, l’Ufficio dei musei etnografici (Umet) si incaricava di portare avanti una soluzione coerente al problema della schedatura. Il 1° settembre 1993 il Consiglio di Stato autorizzava l’Ufficio ad acquistare le apparecchiature necessarie alla ristrutturazione del sistema informativo. La nuova soluzione informatica veniva adottata nel corso del 1996: si trattava del programma 4D sviluppato su piattaforma Macintosh da un informatico assunto direttamente dall’Umet.

Il 18 giugno 2003 il governo approvava l'acquisto del nuovo applicativo MuseumPlus e delle apparecchiature informatiche necessarie, delegando al Centro sistemi informativi dell’Amministrazione cantonale la gestione dell’infrastruttura tecnica. Dall’inizio del 2010 il software è accessibile a tutte le sedi dei musei regionali coordinati dal Centro di dialettologia e di etnografia (CDE). Nel 2013 è stato attivato il modulo eMuseumPlus che permette a chiunque abbia un accesso ad Internet di consultare i dati riguardanti le collezioni aperte al pubblico.

I materiali catalogati

Attualmente la soluzione realizzata dal Centro rappresenta una delle principali banche-dati etnografiche di lingua italiana e comprende le informazioni riguardanti circa 71'000 supporti multimediali e 26’000 oggetti. Il programma consente la catalogazione e la gestione delle collezioni del Centro di dialettologia e di etnografia e dei dieci musei regionali riconosciuti dal cantone: il museo Walserhaus di Bosco Gurin, il museo regionale delle Centovalli e del Pedemonte di Intragna, il museo onsernonese di Loco, il museo di Valmaggia di Cevio, il museo di Val Verzasca di Sonogno, il museo di Leventina di Giornico, il museo di Blenio di Lottigna, il museo del Malcantone di Curio, il museo della pesca di Caslano, il museo della civiltà contadina del Mendrisiotto di Stabio e il museo etnografico della Valle di Muggio di Cabbio.

Gli oggetti catalogati si suddividono in una ventina di collezioni. All’interno di queste, la collezione etnografica dello Stato è quella numericamente più importante e conta attualmente 7’500 oggetti inventariati e depositati nei magazzini del CDE.

Il ricco archivio di materiali multimediali, composto prevalentemente da fotografie, tratta diversi soggetti, come ad esempio gli inventari cantonali (ex voto, meridiane, pigne, cappelle, opifici,…), gli oggetti della collezione etnografica dello Stato, gli oggetti dei musei regionali, le riproduzioni d’epoca e le vedute di paesaggi. Inoltre sono documentate le attività artigianali, le feste e sagre, o ancora le mostre allestite nei musei regionali.

Sviluppi futuri

Il portale http://e-cde.ti.ch consente di accedere a un numero consistente di materiali eterogenei relativi al patrimonio materiale e al territorio del Cantone Ticino. Molti di questi documenti non hanno unicamente una valenza documentaria o scientifica, ma presentano anche una forte componente emotiva, sia per i documenti del passato, sia per i materiali moderni e contemporanei.

Il sito faciliterà in modo rilevante la condivisione del patrimonio culturale custodito nei depositi, facilitando nel contempo la ricerca scientifica e la selezione di materiali per esposizioni e iniziative culturali.

Comunicato stampa DECS, 26.09.2013

Roland Hochstrasser
Centro di dialettologia e di etnografia, 2013