L'intelligenza collettiva di un gruppo non è la somma dei saperi dei suoi membri, e neanche la somma delle loro attitudini a pensare. È un'intelligenza propria, che pensa diversamente da tutti i membri del gruppo. Così, una rete neuronale composta da cellule diventa una macchina per apprendere, una rete telefonica adempie ad altre funzioni rispetto a quelle di ciascuna centrale, un computer riflette in modo diverso da ciascun microprocessore, una città è un essere distinto da ciascuno dei suoi abitanti, un'orchestra è un'altra cosa dalla somma dei suoi musicisti, uno spettacolo ha una natura diversa dal ruolo recitato da ciascun attore, i risultati di una ricerca valgono di più dell'apporto di ciascuno dei ricercatori che la conducono. Ogni intelligenza collettiva è il risultato di ponti, di legami tra le intelligenze individuali, necessarie per creare il nuovo.
Nello stesso modo, l'umanità crea un'intelligenza collettiva, universale, distinta dalla somma delle intelligenze particolari degli essere che la compongono e distinta dalle intelligenze collettive dei gruppi e delle nazioni.
Attali, Jacques. Breve storia del futuro. Roma: Fazi, 2007.