Quando l’inverno sarà lungo tre inverni: Prevista la grande era glaciale che può cancellare la vita dalla Terra

Quando l’inverno sarà lungo tre inverni: Prevista la grande era glaciale che può cancellare la vita dalla Terra

Secondo la teoria detta dello “snowblitz” grandi nevicate con i ghiacci che non si scioglieranno completamente renderanno di anno in anno il freddo irreversibile.

Con il fascino dei misteri irrisolti, perfettamente inserito nei discorsi apocalittici di questa fine di millennio, ecco ne “La macchina del tempo” (Nigel Calder: La macchina del tempo, Ed. Zanichelli) una paurosa previsione del nostro futuro (o più plausibilmente di quello dei nostri discendenti) alle prese con il freddo. “La fine del mondo” scrive- Nigel Calder, studioso di meteorologia e divulgatore per la BBC “sarà annunciata da una estate che non è un’estate: il freddo continuerà mentre il sole non darà più nè luce nè calore, cosicché l’inverno sarà lungo tre inverni”.

L’era glaciale, spiega Calder può arrivare con lo “snowblitz”. È la più recente teoria: un inverno, grandiose nevicate ricoprono tutta l’Europa e la primavera successiva sarà talmente fredda che il bianco mantello non si scioglierà completamente, almeno nelle regioni più settentrionali e nelle zone più alte. Dopo un’estate fresca un nuovo precoce inverno con nevicate ancora più abbondanti di quelle dell’anno precedente renderà il freddo irreversibile. Negli anni successivi la calotta crescerà e si ispessirà su di un'area sempre più vasta.

l.a teoria dello “snowblitz” viene a sconvolgere ogni ipotesi affermata sulle glaciazioni. È stato un recente ritrovamento nei ghiacci della Groenlandia ad accreditarla. La grande glaciazione di 90 mila anni fa arrivò in maniera drammatica e imprevista. Forse in meno di un secolo la terra si trovò a dover affrontare condizioni freddissime. L’era glaciale fu di “breve” durata, perchè si protrasse soltanto per 1000-1400 anni ma fu sufficiente a produrre eventi apocalittici nella flora e nella fauna. Alcune foreste scomparvero e, per esempio, i boschi di querce che ricoprivano a quell’epoca gran parte del nostro continente furono distrutti dal gelo. Che cosa era accaduto? E’ difficile dirlo. Forse “soltanto” uno slittamento di milioni di metri cubi di ghiacci antartici nell’oceano con conseguente raffreddamento di tutti i mari.

Secondo le vecchie teorie sulle glaciazioni che Calder giudica imprecise, ognuna delle quattro ere glaciali sarebbe durata circa mille secoli mentre i periodi caldi intermedi sarebbero durali dai milleduecento ai duemilaottocento secoli. Poiché l’attuale era temperata è incominciata solamente cento secoli or sono, l’umanità si troverebbe quindi di fronte più di centomila anni di clima generalmente mite.

Il quadro che emerge invece dagli studi più recenti è del tutto diverso. I periodi realmente “caldi” come quello in cui stiamo vivendo, sono inseriti nella rapida successione di periodi di gelo e sono durati al massimo diecimila anni. Questa interpretazione getta una luce ben più sinistra sul fatto che l’attuale periodo temperato ha avuto inizio proprio diecimila anni fa.

Dopo queste premesse Calder passa a descrivere gli sfavorevoli segni premonitori. La siccità nelle zone tropicali, l’espansione dei ghiacciai nell’estremo nord, le registrazioni meteorologiche che dal 1950 segnalano un progressivo raffreddamento dell’emisfero nord del pianeta, l’insolazione estiva dello stesso emisfero che è molto più debole di quella di diecimila anni fa ed è invece pari a quella di ventimila anni or sono quando però Canadà ed Europa settentrionale erano ricoperti dai ghiacci, starebbero a significare il possibile avvento di un periodo se non glaciale almeno molto freddo.

Un dato, aggiunge il meteorologo, è scoraggiante. Per il 95 per cento dell'ultimo milione di anni la Terra è stata molto meno tiepida di quanto sia oggi e il “trentennio caldo” 1920-50 è stato del tutto eccezionale a paragone dei secoli freddi tra il 1430 e il 1860, secoli che potrebbero anche essere soltanto “sospesi” ma non terminati.

Ogni futuro cambiamento climatico spontaneo ha molte più probabilità di portarci verso il peggio che non verso il meglio. Tuttavia, se non avverrà nulla di veramente drastico come lo “snowblitz” nei prossimi cento anni, possiamo ragionevolmente sperare di essere addirittura in grado, con la tecnologia futura, di fronteggiare un’era glaciale. Conclusione ottimistica che dopo tanto battere di denti era quanto meno d’obbligo.

Gazzetta ticinese, 16 gennaio 1978