Le macchine della democrazia - si afferma, non a torto - macinano lente. È una legge implicita nella concezione stessa e nella stessa struttura politica e istituzionale dell'ordinamento democratico. Ma la democrazia svizzera, se si contraddistingue per l'estrema prudenza di fronte ad ogni innovazione, ha però il vantaggio - data l'esiguità del territorio che abbraccia - di ricuperare rapidamente il tempo perso nel periodo di 'incubazione' delle nuove idee. Fu così - per limitarci ad un solo esempio significativo in proposito - allorché si pose al nostro paese il problema dell'introduzione dei telefoni. I grandi paesi a noi finitimi già disponevano di una loro efficiente rete telefonica, mentre da noi, su piano parlamentare federale, si continuava ancor sempre a discutere l'opportunità di aprire il paese all'interrogativo di una simile innovazione dalle ancor imprevedibili conseguenze sulla... serenità dei cittadini e sulla... sicurezza dello Stato. Superate le perplessità iniziali - siamo un popolo istintivamente pragmatico - alcuni anni orsono, la Svizzera è stato però il primo paese europeo a disporre di una rete telefonica interamente automatica.
Non diversamente reagì il nostro paese nei primi anni del secondo dopoguerra di fronte alla necessità sempre più impellente di finalmente risolvere su basi radicalmente nuove il problema della moderna motorizzazione. E fu reazione di un paese ove la volontà politica si esprime realmente alla base della piramide democratica e muove il vertice dell'azione. Ci volle, infatti, un'ondata di fondo che sfociò - nel 1957 - nel lancio di un'iniziativa popolare, per decidere le autorità federali - Camere federali e Governo - ad affrontare in termini concreti il problema di dare al paese una rete moderna efficiente rete autostradale.
Locarnini, Guido. La N2 Chiasso - Lamone. Bellinzona: Consiglio di Stato del cantone Ticino, 1968.
Sulla linea della via principale, da Chiasso all'Ospizio del Gottardo, linea di poco più che venticinque ore o leghe svizzere, ci ha bene dieci o dodici terre dove il viaggiatore può fermarsi con sicurezza di trovare pel solito e buona tavola e buon alloggio; ed anche buoni cavalli. Ciò si applica più specialmente ad alcun albergo di Airolo, Faido, Bellinzona e Lugano. Buon albergo vi è pure fuor di quella linea a Ponte Tresa, a Magadino, a Locarno. Ma nelle vallate laterali, il più delle osterie se offeriscono una mensa imbandita non malamente, lasciano però molto a desiderare in quanto alla decenza delle camere e de' mobili, ed alla pulitezza, mostrandosi in ciò inferiori di gran lunga agli stabilimenti di tale natura che s'incontrano quasi dappertutto nella Svizzera. Egli è poi generale ne' nostri albergatori un certo manco di cure e di ingegno ad allettare il forestiero, facendogli trovar comodo e gradevole il soggiorno.
Così non si fa torto a' principali nostri albergatori asserendo che indarno l'uom cercherebbe nelle loro sale que' fogli pubblici in più d'una lingua, quelle guide de' viaggiatori e quelle carte postali e simili, che oramai si trovano quasi dappertutto ne' buoni alberghi oltramontani. Ed è poi questa una delle cause per cui dei tanti signori inglesi e d'altre nazioni che passano buona parte dell'anno in prossimità de' rinomati laghi italiani e svizzeri, pochissimi o niuno fermano stanza nel nostro Cantone.
Franscini, Stefano. La Svizzera italiana. Lugano: G. Ruggia, 1837.
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Osare: il progresso si ottiene solo così.
Oser: le progrès est à ce prix.
To dare; that is the price of progress.
Victor Hugo, Les Misérables