Molte persone ritengono che computer sia una parola sporca. Secondo loro, questi apparecchi minacciano di disumanizzarci, non sono in grado di affrontare i problemi sotto una prospettiva umana, sono capaci solo di vedere le cose sotto forma di numeri. Ma questo vale anche per l’abaco, per la bilancia e per il regolo di misura, ossia l’asta del geometra. Vale per qualsiasi strumento usato dall'uomo per risolvere in modo meccanico i suoi problemi. Qualche architetto della preistoria si sarà lamentato amaramente di coloro che costruivano gli edifici servendosi di una recente invenzione come il regolo. ‘Non ci si deve basare su un pezzo di legno secco per capire quanto sono lunghi i piedritti di pietra’ avrà sentenziato. ‘Dovete avere l’occhio addestrato dell’architetto che sa il suo mestiere, altrimenti finiremo tutti per disumanizzarci.’ I computer, certo, sono molto più complicati di qualsiasi precedente strumento utilizzato dall’uomo per risolvere problemi. Sono molto più veloci, e infinitamente più capaci di affrontare simultaneamente un grande numero di fattori. E questo è per noi un bene, perché in passato non abbiamo mai dovuto risolvere problemi così complessi, e così frequenti, come oggi. Non c’è mai stato un così elevato numero di persone che, servendosi in tanti modi di tante risorse, abbia dato origine a una società tanto complessa.
Essendo nato e cresciuto in Inghilterra, ho trascorso gli anni della mia formazione in un luogo di grande bellezza e con una ricca ecologia che è quasi interamente opera umana. L’ecologia naturale dell’Inghilterra era una foresta ininterrotta e piuttosto monotona, che gli esseri umani hanno sostituito con un paesaggio artificiale di prati e brughiere, campi e fattorie, con una varietà molto più ricca di specie vegetali e animali. Piuttosto di recente, appena un migliaio di anni fa all’incirca, abbiamo introdotto il coniglio, una specie non nativa che ha avuto profondi effetti sull’ecologia. Questi animali hanno aperto radure nelle foreste dove ora crescono piante da fiore. In Inghilterra non ci sono aree selvagge pristine, eppure c’è tantissimo spazio per fiori selvatici e uccelli e farfalle, così come per un’alta densità di esseri umani. Forse è per questo che mi schiero con gli umanisti.
Dyson, Freeman J. Turbare l’universo. Nuova ed. accresciuta. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.
La scienza dell’ecologia del pianeta è ancora giovane e non adeguatamente sviluppata. Non stupisce che esperti onesti e bene informati non concordino sui fatti. Ma, al di là di questo disaccordo, ne esiste uno ben più profondo sui valori. Un disaccordo che, in maniera estremamente schematica, può essere ricondotto alla disputa fra naturalisti e umanisti. I primi credono che la natura sappia agire al meglio. Per costoro, il valore più alto è il rispetto dell’ordine naturale delle cose. Qualsiasi perturbazione umana dell’ambiente naturale è dannosa. Un’eccessiva combustione di carburanti fossili è un male. Allo stesso modo, trasformare un deserto naturale, che sia il Sahara o un deserto oceanico, in un ecosistema controllato in cui giraffe o tonni possono prosperare, è un male.
L’etica umanistica si basa sulla convinzione che gli esseri umani siano una parte essenziale della natura.* Grazie alla mente umana, la biosfera ha acquisito la capacita di governare la propria evoluzione, e ora noi ne abbiamo il controllo e la responsabilità. Gli esseri umani hanno il diritto e il dovere di rimodellare la natura, cosi che entrambi, umani e biosfera, possano sopravvivere e prosperare.
(* la trascrizione in italiano originale è errata, in questo testo è stato adeguato alla versione inglese, p. 316)
Dyson, Freeman J. Turbare l’universo. Nuova ed. accresciuta. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.