Dyson, Esplorazione spaziale

Lasciando da parte le considerazioni scientifiche, ci sono tre motivi che impongono all’umanità di viaggiare nello spazio. Il primo è l’eliminazione dei rifiuti; dobbiamo trasferire nello spazio i processi industriali, perché la terra possa rimanere un luogo verde e piacevole, dove abiteranno i nostri nipoti. Il secondo motivo è legato all’esaurimento delle risorse; le risorse del nostro pianeta sono limitate e non potremo eternamente permetterci di rinunciare a sfruttare l’abbondanza di energia solare, di minerali e di spazio vitale che stanno all’esterno del nostro pianeta. La terza ragione è la nostra necessità spirituale di avere una frontiera aperta. Lo scopo ultimo del viaggio spaziale è quello di portare all’umanità non soltanto qualche scoperta scientifica e qualche spettacolare trasmissione televisiva, ma un vero ampliamento del nostro spirito.

Dyson, Freeman J. Turbare l’universo. Nuova ed. accresciuta. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.

Asimov, Industrializzazione

Resta il fatto che molti di coloro che protestano contro l’industrializzazione si prendono ben guardia dal rinunciare ai suoi benefici. Anch’essi fanno parte di quei benestanti il cui tenore di vita dipende in tutto e per tutto dai “cupi, satanici mulini”. Inoltre, il mondo è sempre stato più che pronto ad assumersi sul capo i guai dell'industrializzazione, pur di goderne i benefici. Nessuna società di una certa dimensione ha mai rinunciato volontariamente alla sua industria; quelle pre-industriali si sforzano di svilupparla.

Asimov, Isaac. 1989. Domani!: 71 sguardi su un futuro migliore. Ipernonfiction. Milano Interno Giallo.

Dyson, Eretici

Nel mondo moderno scienza e società spesso interagiscono in maniera perversa. Viviamo in una società tecnologica, e la tecnologia è fonte di problemi politici. I politici e la gente comune si aspettano che la scienza fornisca risposte ai problemi. Si pagano e si incoraggiano scienziati ed esperti affinché diano queste risposte. Il pubblico non è molto ben disposto verso uno scienziato che dica: «Mi spiace, non lo sappiamo», e preferisce stare invece ad ascoltare quegli esperti che danno risposte certe alle domande e che fanno previsioni altrettanto certe sulle conseguenze delle attività umane. Accade così che gli esperti che si esprimono in pubblico su questioni politicamente controverse tendano a prendere una posizione più netta di quanto in effetti pensino. Sono portati a formulare in merito al futuro previsioni scevre da dubbi, nelle quali finiscono poi con il credere loro stessi, sino a fare diventare quelle previsioni dei dogmi sui quali cessano di interrogarsi. Il pubblico è dunque portato a credere che i dogmi scientifici che vanno per la maggiore siano giusti, mentre talvolta può darsi che siano sbagliati. È questo il motivo per cui sono necessari degli eretici che mettano in dubbio quei dogmi.
Come scienziato, non ho molta fiducia nelle previsioni. La scienza è strutturata in maniera imprevedibile.

Dyson, Freeman J. Turbare l’universo. Nuova ed. accresciuta. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.