Brogi, Mantegazza, Ritratto fotografico

Il ritratto fotografico come fa bella mostra di sè nei salotti eleganti, così è penetrato anche nelle più modeste stanze e negli abituri di campagna. Il coscritto che va al reggimento, appena indossata la divisa militare, si dà premura di mandare la fotografia ai suoi ed alla ragazza che ha lasciata inconsolata al proprio paese. Il marito, che per ragioni di professione sta lontano dalla famiglia, porta seco i ritratti della moglie o del suo piccino prediletto. I parenti e gli amici lontani, si ricongiungono mediante lo scambio dei ritratti.

Il ritratto fotografico è documento vivente degli affetti, pegno di fede, del vero è fedele immagine al sentimento di adorazione. È biglietto personale che domandolo porge occasione ad esprimere sentimenti di amicizia, che risulterebbero talvolta ingannevoli se la fotografia oltre le sembianze ritraesse anche l'interno dell'animo. È altresì documento segreto di rivelazione fisica per chi concorre a certune offerte contenute negli annunzi dei giornali.

Brogi, Carlo. Mantegazza, Paolo. 1895. Il ritratto in fotografia: appunti pratici per chi posa. Firenze: Salvatore Lanzi.

Caparrós, Cani o persone

Ci sono motivazioni a cui è difficile ribattere. Per esempio: nel mondo ci sono circa 800 milioni di cani e gatti domestici. Solo i nordamericani spendono ogni anno 30 miliardi di dollari per dare loro da mangiare. Dunque, come si fa a dire che hanno torto a quelli che dicono che bisognerebbe proibire gli animali domestici fintanto che ci sono persone che non hanno da mangiare? Come è possibile giustificare il fatto che un cane mangi quello che non mangiano delle persone? Tra ragione e ragione a volte ci sono abissi.

Caparrós, Martín. La fame. Einaudi, 2015.

Granieri, Equivoci semantici

Persino a livello lessicale, come i conquistadores che arrivano nel Nuovo Mondo, non abbiamo le parole giuste per dar nome a tutto. Viviamo, spesso, in equivoci semantici che allontanano la reciproca comprensione. Internet, virtuale, multimediale e computer sono trattati spesso (sui media e nelle strade) come sinonimi o sono uniti con accostamenti avventurosi. E stiamo parlando dei termini più diffusi. Altri sostantivi, che descrivono concetti utili per capire come si organizza oggi la conoscenza, sono trattati come "tecnicaglie". È relativamente normale: per dirla con Beppe Caravita, Internet è un adolescente sotto i vent'anni ed ha un caratteraccio tutto suo.

Granieri, Giuseppe. La società digitale. Roma Bari: Laterza, 2006.